Il progetto si sviluppa in due direzioni. Da un lato si pone in relazione al luogo delineando una geografia onirica e silenziosa, dall’altro indaga il soggetto e la sua capacità di astrazione.
Le prima strada è un labirinto di frammenti immaginati, dove il camminare condiziona lo sguardo e lo sguardo il cammino, ma non si torna indietro né si va avanti.
È un continuo rovistare in armadi scatole e cassetti, pieni di cose senza senso, passando da ansie a stanze. I soggetti sono lì, bloccati nel sovrappensiero. Sempre di spalle, immobili non fanno nemmeno un cenno di saluto, forse stanno meditando la fuga, hanno grandi speranze per la prossima vita.
La fuga e il ritorno, in un susseguirsi continuo, sono alla base del progetto, in una contraddizione continua tra nostalgia desiderio di essere altrove, di estraniarsi dal rumore.